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Scorie Nucleari


Uno dei principali problemi connessi alle centrali nucleari è senza dubbio l'elevatissimo grado di tossicità delle scorie in essi prodotti.

Un impianto nucleare funziona infatti per una reazione definita fissione nucleare, che consente la produzione di energia attraverso il bombardamento di materiali radioattivi come l'uranio con dei neutroni, ad altissime velocità.

Tale fissione però produce dei materiali di scarto, le scorie radioattive appunto, costituite principalmente dai così detti prodotti di fissione.

Lo smaltimento di questi prodotti non è un'operazione immediata, e il rischio principale è quello di una sua fuoriuscita nell'ambiente che darebbe luogo a pericolose contaminazioni i cui effetti tangibili sarebbero duraturi e devastanti (come accadde nella famigerata centrale nucleare di Chernobyl).

Oltretutto anche i materiali della fissione considerati riutilizzabili, come l'uranio 238 e l'uranio 235, sono oggi utilizzati per fabbricare armi nucleari, dunque eticamente e politicamente anche il riprocessamento dei materiali di scarto, e non solo il loro smaltimento, solleva questioni molto discusse.

Esistono due tipologie di scorie nucleari, quelle a basso livello di radioattività e quelle il cui livello di radioattività è invece molto elevato. Le prime vengono depositate all'interno di appositi luoghi di smaltimento, costruiti in modo da creare delle barriere tra il terreno e le scorie nucleari. Il prodotto di scarto più radioattivo e dunque più pericoloso viene invece confinato in appositi bunker molto profondi, che sono conosciuti con il nome di depositi biologici.  Tali depositi, pur lontani da ogni attività umana e dal suolo, sono comunque monitorati perché una fuoriuscita di gas o altri prodotti di tali scorie è altamente pericolosa per il pianeta.

Il risparmio energetico che si raggiunge con le centrali nucleari forse non giustifica pienamente il loro utilizzo. Vi sono altre fonti di energia, il cui utilizzo non è nefasto come quello dei materiali radioattivi.

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