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Termovalorizzatori


I termovalorizzatori sono particolari impianti utilizzati per lo smaltimento dei rifiuti, e sono meglio conosciuti con il nome di inceneritori.

L'incenerimento dei rifiuti non è una pratica che sostiene uno sviluppo sostenibile delle società.

Smaltire tutti i rifiuti tramite incenerimento è lesivo del sistema di riciclo e conversione dei rifiuti, che costituiscono invece una risorsa potenzialmente infinita per l'agricoltura e molte attività industriali.

Pur non essendo una tecnologia valida per le nuove economie, solo in Europa sono attivi centinaia di inceneritori, che vengono utilizzati quasi esclusivamente per smaltire quella parte di rifiuti che sono considerati non riciclabili e individuati con il nome di secco residuo.

In realtà anche i rifiuti speciali sono spesso bruciati, ma questo provoca l'emissione nell'aria di sostanze dannose per la salute umana e per l'atmosfera. Polveri sottili, fumo e gas prodotti dalla combustione contribuiscono a peggiorare il problema dei cambiamenti climatici e l'effetto serra accelerato.

Per questo motivo il riciclo dei materiali di scarto deve diventare in futuro una pratica sempre più incentivata e supportata dai vari governi nazionali.

Pur essendo ormai un metodo per la produzione di energia poco utilizzato rispetto ad altri, i termovalorizzatori di nuova costruzione, tramite la combustione dei rifiuti, creano del calore e del vapore acqueo che possono essere convertiti in energia elettrica. La tipologia di termovalorizzatore più diffusa è quella con il forno a griglie mobili, che permettono ai rifiuti di arieggiare e dunque di innalzare la temperatura del forno durante la combustione, mentre la cenere residua è raffreddata in grandi vasche piene d'acqua.

Una questione dibattuta in Italia è la normativa nazionale in fatto di inceneritori, perché nel nostro Paese questa tipologia di impianto per la produzione di energia elettrica è considerato tra le fonti rinnovabili di energia, in violazione delle norme europee, che considerano come rinnovabile solo la frazione dell'organico, che può essere convertito tramite compostaggio in fertilizzante per l'agricoltura biologica.

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